Studi Cognitivi Firenze
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Ipocondria

Centro studi cognitivi Firenze

L’ipocondria, o ansia per la salute, è un disturbo dell’area ansiosa che ha la sua caratteristica principale nel timore, da parte del soggetto, di poter avere una malattia fisica arrivando ad interpretare qualsiasi sintomo fisico come segnale di una patologia, grave e degenerante. Non bisogna però confondere questa preoccupazione come quelle che normalmente viviamo quando, nella nostra vita, attraversiamo momenti specifici di ansia per la salute. Siamo, infatti, di fronte ad un problema di carattere psicopatologico quando queste preoccupazioni  portano ad un peggioramento marcato della qualità di vita del soggetto diventando un problema a sé, come durata ed intensità. Spesso l’ipocondriaco viene etichettato dall’ambiente, proprio a causa di questa forte preoccupazione verso i propri sintomi fisici, come “malato immaginario” rimandando al soggetto una continua percezione di non essere capito con conseguente vissuti di tristezza e rabbia, elementi questi che rendono l’aggancio all’interno del percorso psicoterapeutico più complesso.

La prevalenza dell’ipocondria comprende tra l’1,3 % ed il 10% della popolazione, mentre considerando le persone ricoverate in ambulatori medici le percentuali vanno dal 3 all’8 % (Fonte: DSM – 4, 2000). Non si riscontrano differenze tra maschi e femmine nella presenza del disturbo.

 

SINTOMI DELL’IPOCONDRIA

  • Preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia.
  • I sintomi somatici non sono presenti o, se presenti, sono di lieve intensità. Se è presente un’altra condizione medica o vi è un rischio elevato di svilupparla, la preoccupazione risulta eccessiva o sproporzionata.
  • È presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e un alto livello di allarme su questi temi.
  • L’individuo attua eccessivi comportamenti correlati alla salute (come controllare di continuo il proprio corpo alla ricerca di segni di malattia) o presenta un evitamento che potrebbe danneggiare la sua vita quotidiana (evita visite mediche e ospedali).
  • La preoccupazione per la malattia è presente da almeno 6 mesi, anche se la specifica patologia temuta può cambiare nel corso di questo lasso di tempo.

 

DECORSO

L’andamento del disturbo è cronico, sviluppandosi anche attraverso episodi acuti della durata di mesi o anni. Un elemento importante da considerare sono i costi, anche meramente economici, a cui va incontro un paziente ipocondriaco causati dal grande utilizzo, in modo superiore alla popolazione generale, del sistema sanitario attraverso esami ed accertamenti che possono incidere in maniera importante sulla propria qualità di vita.

 

IPOCONDRIA ED ALTRI DISTURBI

A tutti noi può esser capitato di provare preoccupazione in specifici momenti in cui abbiamo avuto una malattia, è normale e comune. Si parla di ansia per la salute quando quest’ansia è sproporzionata rispetto alla gravità della malattia e non si limita nel tempo (ma supera i 6 mesi).

Nei soggetti con disturbo depressivo spesso sono presenti pensieri relativi alla morte ed alla malattia secondari all’umore e deve anche essere presente una deflessione dell’umore o perdita di interessi. Nel Disturbo ossessivo-compulsivo i pensieri possono riguardare la salute, ma risultano intrusivi e riguardano il timore di contrarre una malattia futura, mentre l’ansia da malattia riguarda la situazione presente. Nel disturbo d’ansia generalizzato, infine,  le preoccupazioni sono generali o legate strettamente a ciò che scatena l’attacco, mentre nel Disturbo d’Ansia da malattia il contenuto della preoccupazione riguarda esclusivamente la salute.

 

COSTRUTTI PSICOPATOLOGICI TIPICI NELL’IPOCONDRIA

Il controllo, tramite ad esempio continue richieste di rassicurazioni, e gli evitamenti di sottoporsi a qualsiasi controllo medico rivestono un ruolo chiave tra i costrutti psicopatologici nell’ipocondria ed è centrale per il clinico investigarli così da inserirli all’interno del funzionamento problema del paziente. A causa delle credenze che il soggetto ha rispetto alla propria vulnerabilità, spesso correlate con immagini terribili rispetto alla sua salute, possono risultare compromesse le relazioni interpersonali, il lavoro e i rapporti familiari.

 

IL TRATTAMENTO DELL’IPOCONDRIA

Durante il primo colloquio è importante per il clinico valutare se l’intervento possa essere di carattere psicoterapeutico, farmacologico o un’integrazione tra i due. La psicoterapia cognitivo-comportamentale è ritenuta ad oggi la forma di intervento più efficace per affrontare con successo il Disturbo d’ansia da malattia. (Fonte: National Institute for Health and Clinical Excelence, NICE, 2011). Il focus della terapia cognitivo comportamentale nel trattamento dell’ipocondria è su tutti quella serie di meccanismi che mantengono il disturbo attraverso due classi di comportamenti paradossalmente in antitesi tra di essi: l’evitamento di assistenza medica, per timore di scoprire di avere una determinata patologia organica, e l’incessante controllo di ogni minimo segnale proveniente dal proprio corpo con lo scopo di prevenire la malattia. Questi due profili di pazienti ipocondriaci arrivano per una visita psicologica dopo aver consultato vari esperti di medicina generale questo perché nella loro mente il problema è di carattere organico,  arrivare dallo psicoterapeuta è spesso un’ultima possibilità conseguenza dei sintomi che accompagnano il disturbo d’ansia per la salute. Arrivare ad una condivisione del problema da fisico “io ho un tumore” a “ psicologico “la mia paura di poter avere un tumore mi porta a fare determinate azioni che mantengono questo timore” è il punto centrale della prima parte della terapia ed assolutamente non scontato. Il nucleo centrale nel paziente ipocondriaco è la tendenza ad interpretare erroneamente le sensazioni corporee attribuendone una pericolosità esagerata rispetto alla realtà. L’intervento di psicoterapia cognitivo-comportamentale è volto, di conseguenza, a sostituire l’idea che i sintomi sperimentati siano generati da una grave malattia, costruendo un’ipotesi alternativa, più adeguata e vicina alla realtà. Per poter arrivare a questa fase, attraverso tecniche quali ad esempio la ristrutturazione cognitiva, è necessario che paziente e terapeuta abbiano condiviso i processi mentali ed i meccanismi che guidano i comportamenti del paziente che giocano un ruolo chiave nel mantenimento del disturbo.

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