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Il DSM V individua tre categorie distinte di disturbi sessuali: le Disforie di Genere, le Parafilie, le Disfunzioni Sessuali. All’interno della categoria delle Disfunzioni Sessuali il DSM V individua i seguenti disturbi:
Si capisce quindi come i disturbi sessuali costituiscano un’area notevolmente eterogenea della psicopatologia.
Nella vita ci sono molte cose più importanti del sesso, ma vengono tutte dopo.
I disturbi sessuali, pur nella loro diversa manifestazione clinica, si caratterizzano da un’interruzione del ciclo di risposta sessuale, o da dolore associato al rapporto sessuale. Tuttavia la recente letteratura ha dimostrato che la risposta sessuale non è un processo lineare ed uniforme, di conseguenza la distinzione dei disturbi in funzione delle fasi può essere artificiosa.
La risposta sessuale a livello teorico è stata suddivisa in cinque fasi:
Per porre diagnosi di Disturbo sessuale, le disfunzioni devono avere una durata minima di sei mesi, ad eccezione di quelle secondarie all’uso di sostanze psicoattive. Non viene più presa in considerazione la distinzione tra disfunzioni legate a fattori biologici o a fattori psichici, dal momento che spesso entrambi questi aspetti ne prendono parte. Si rende ancora più evidente la necessità di una stretta collaborazione medico-psicologica nella presa in carico di questa tipologia di disturbo.
Un’ulteriore distinzione necessaria nel trattamento dei disturbi sessuali attiene al momento della comparsa del sintomo, quindi definiamo il disturbo sessuale:
Ulteriori elementi di definizione del disturbo sono:
Il paziente che presenta un disturbo sessuale manifesta una sofferenza che non accompagna esclusivamente l’atto sessuale, ma anche il tempo che lo precede, nonché l’immagine personale.
Sono spesso presenti vissuti di ansia anticipatoria o ansia da prestazione, che svuota la sessualità del vissuto di piacere, l’attenzione della persona infatti non è più rivolta a cosa sta provando o sentendo, bensì a come lo sta provando e quindi all’esito della performance.
Quando la prestazione fallisce spesso la persona vive una svalutazione della propria immagine personale, con vissuti di tristezza e rabbia.
L’altra tipologia di pensiero disfunzionale, tipica dei pazienti ansiosi, e l’intolleranza all’incertezza, che porta la persona ad affrontare l’evento solo quando ha la credenza di poterne controllare l’esito. Questo espone il soggetto a un evitamento ricorrente di esperienze legate alla sessualità che se da una parte proteggono dal fallimento, dall’altra indubbiamente rinforzano le credenze disfunzionali e rendono plausibile una sintomatologia depressiva e un decremento della qualità della vita globale del paziente.
Il trattamento con Psicoterapia Mansionale Integrata (PMI) mostra un elevato grado di successo nel trattamento dei disturbi sessuali.
La PMI è una terapia breve, direttiva, focalizzata al cambiamento di comportamenti, emozioni e credenze disfunzionali rispetto alla sessualità.
L’intervento, che può essere sia individuale che di coppia, propone una serie di mansioni che intervengono nelle quattro aree della sessualità:
Vengono poi inseriti aspetti di natura maggiormente cognitiva, quali: ristrutturazione cognitiva centrata sull’immagine di se e del partner, autostima, identità di ruolo, immagine corporea, sicurezza di se, conoscenza di ciò che è capace di dare piacere.
La riformulazione di eventuali credenze disfunzionali relative alla sessualità e al piacere, e l’apprendimento di abilità sessuali, sociali, di risoluzione dei problemi e di negoziazione.
Studio di Psichiatria e Psicoterapia Firenze