+39 338 43 15 007 info@studicognitivifirenze.it
L’età della diagnosi del BED si attesta intorno ai 30-40 anni mentre l’inizio dei disordini alimentari inizia verso i 20 anni. I criteri del DSM-5 sono:
A. Ricorrenti episodi di abbuffata:
B. Gli episodi di abbuffata sono associati a 3 o più dei seguenti aspetti:
C. E’ presente un marcato disagio durante le abbuffate.
D. L’abbuffata si verifica, in media, almeno una volta alla settimana, per tre mesi.
E. L’abbuffata non è associata alla messa in atto sistematica di condotte compensatorie inappropriate come nella Bulimia Nervosa e non si verifica esclusivamente in corso di Bulimia Nervosa o Anoressia Nervosa.
Specificare se:
Specificare la gravità attuale:
Nel BED gli eccessi alimentari non vengono seguiti da pratiche espulsive o compensatorie, ci possono essere saltuari comportamenti di eliminazione come l’uso di lassativi, ma il comportamento è frequentemente sedentario. Concomita tendenza all’aumento ponderale e weight cycling (oscillazioni del peso) anche di 10 kg. In base al grado di attività fisica, all’entità/frequenza delle abbuffate, alle condotte di eliminazione, alle caratteristiche genetiche e allo stato metabolico si possono avere condizioni di normopeso, lieve sovrappeso, obesità. Se esiste aumento ponderale esso tende ad essere progressivo in quanto l’atteggiamento compulsivo ha una relazione lineare con l’adiposità. Si associano al BED disturbi cardiologici, respiratori, metabolici tipici dell’obesità. Il primo consulto specialistico, che è spesso quello nutrizionale- dopo l’esito fallimentare di molte “diete fai da te”-, avviene tardivamente rispetto all’esordio del disturbo in quanto soventemente alle abbuffate non si associa un disagio emotivo. Sembrano essere fattori di rischio per il BED: la familiarità per il disturbo, la presenza di depressione nei genitori, le difficoltà esperenziali infantili, la ripetuta esposizione a critiche riguardanti il peso/la forma fisica.
Costrutti psicopatologici del BED
Gli individui affetti da BED si alimentano in modo diverso rispetto a pazienti obesi e/o bulimici: il cibo ha difatti un ruolo consolatorio/gratificante, che non porta con sé il senso di colpa dell’abbuffata.
Caratteristica peculiare del BED è l’atteggiamento dopo l’episodio di binge che si differenzia dai soggetti con BN: il soggetto non assume un atteggiamento attivo (per cercare di ripristinare lo stato antecedente), ma prevalgono la passività, lo sconforto e il senso d’ineluttabilità e sfumati “buoni propositi” dietetici che vengono spesso poi disattesi. Infatti, se intraprende una dieta, l’obeso binge è spesso coinvolto in abbandoni prematuri del regime calorico, perde poco peso ed è predisposto a recuperarlo.
I soggetti affetti da BED hanno un’elevata comorbidità (minore dei soggetti con BN ma maggiore rispetto ai soggetti obesi non-binge) per distimia, disturbo bipolare, depressione maggiore, disturbo di panico (comorbidità che risulta essere proporzionale al grado di severità del BED ma non a quello dell’obesità). Nei pazienti con BED l’adozione di regimi dietetici incongrui così come stati emotivi spiacevoli/piacevoli possono scatenare gli episodi di binge. L’incapacità di riconoscere/gestire gli stati emotivi interni e differenziare le sensazioni fisiche dalle emozioni sfocia nelle abbuffate.
La Terapia per il BED
Costrutto psicopatologico centrale nel BED è l’intolleranza alle emozioni negative. Come suggerito dalle principali linee guida (NICE e APA), per il BED è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga non solo il terapeuta individuale, ma anche una terapia di gruppo, lo psichiatra, nutrizionisti esperti. Come per gli altri DA, il coinvolgimento dei familiari può essere di grande supporto.
La terapia è contraddistinta da: piani di educazione alimentare, impostazione di un regime dietetico non troppo rigido, attività fisica, impostazione di una terapia psicofarmacologica in caso di significativa tendenza al discontrollo, disturbi depressivi e di ansia, gruppi di skill training e gruppi di terapia dialettico comportamentale (DBT), terapia individuale CBT.
Quest’ultima, dopo un assessment iniziale, non solo volto a raccogliere le informazioni di vita e gli aspetti sintomatologici attuali ma anche i tratti personologici salienti, ha l’obiettivo di condividere con il paziente il funzionamento del disturbo/i fattori di mantenimento, di riconoscere i vissuti emotivi spiacevoli alla base dei comportamenti disfunzionali e di affrontare i costrutti psicopatologici relativi alla percezione della propria immagine corporea per apprendere uno stile di vita in cui il cibo non rappresenti più l’unica fonte di gratificazione. Nella fase finale vengono individuate le strategie per affrontare eventuali ricadute.
Studio di Psichiatria e Psicoterapia Firenze